27 novembre – Apparizioni in Rue du Bac e la Medaglia Miracolosa (Parigi, Francia, 1830)

Il Rosario è la vita di Gesù attraverso gli occhi di Maria

© Unsplash/John Benitez
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Sotto il suo falso aspetto di preghiera rudimentale, accessibile ovunque e a chiunque, il Rosario “concentra in sé la profondità dell'intero messaggio evangelico”, ha scritto Papa Giovanni Paolo II nella sua lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae (2002).

Recitarlo significa di fatto ricordare – ovvero rendere presenti e attuali – gli episodi principali della vita di Cristo attraverso il cuore, gli occhi e i ricordi di sua Madre. Sostenuti dalle Ave Maria, diventiamo testimoni degli eventi della salvezza compiuti da Gesù: la sua Incarnazione e la sua vita nascosta (misteri gaudiosi), la sua vita pubblica (misteri luminosi, aggiunti da Giovanni Paolo II nel 2002), le sue sofferenze e la sua Passione (misteri dolorosi) e il trionfo della sua Resurrezione (misteri gloriosi). E così entriamo in comunione vivente con Lui, attraverso Maria. 

Per essere certi che la reiterazione delle Ave Maria non sia solo una ripetizione o una superstizione, ma una “via verso l'assimilazione del mistero”, dobbiamo rispettare la sua dimensione contemplativa e cristocentrica.

Nella sua lettera apostolica, San Giovanni Paolo II offre dei consigli al riguardo. In particolare, ci invita a enunciare l'episodio che si sta meditando fissando lo sguardo su un'immagine che lo rappresenta, e poi a lasciar “parlare Dio” proclamando un passo biblico corrispondente. Poi, prima di iniziare la decina, a rimanere in silenzio per un po'. Per dare preminenza al nome di Gesù, che è il punto focale dell'Ave Maria, si possono includere parole evocative del mistero (per la Trasfigurazione, ad esempio, “Sia benedetto Gesù, il cui volto risplende come il sole”). La parte più difficile è iniziare!

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