9 Novembre – Dedicazione della basilica in Laterano – Decesso di santa Elisabetta della Trinità (1880 – 1906)

Daniela aveva fatto un patto con Maria…

© Unsplash/frank mckenna
© Unsplash/frank mckenna

Nel 1978, la nascita di una bambina, nostro quarto figlio dopo tre maschi e sette anni di attesa, ci colmò di gioia. Eppure, senza una ragione apparente, mio marito Jo sprofondò in una profonda depressione. Nonostante il conforto della preghiera delle comunità vicine e del gruppo di preghiera del Rinnovo carismatico, gli anni passavano senza che il suo stato migliorasse: non aveva più voglia di niente. In seguito ai numerosi tentativi di suicidio, lo psichiatra giunse a chiedermi di abituare i bambini alla possibilità di un esito fatale perché per lui non era possibile una guarigione. Non lo feci.

 

Fu allora che un giorno di marzo del 1983 un’amica mi invitò a partecipare al pellegrinaggio “polio” di Lourdes perché mancavano infermiere. Che cosa fare? Rimanere a casa e vegliare su mio marito e i nostri figli o partire col sentimento di abbandonare la mia famiglia? Dopo aver pregato, proposi un patto alla Vergine Maria: «Ho bisogno di staccare, mi occuperò dei tuoi figli malati mentre tu veglierai su Jo e i nostri bambini.»

A fine settembre, a Lourdes, andava tutto bene. Avevo fiducia in Maria ma tutte le sere, al telefono, mi aspettava il «buongiorno tristezza» di casa! Il venerdì, tuttavia, la voce di Jo cambiò. Pensai: «Ne ha abbastanza dei bambini, è contento di vedermi tornare.» Sabato mattina rientrai a casa e ritrovai mio marito sorridente! La prima volta dopo cinque anni! Mi disse: «Venerdì pomeriggio ho avvertito come un velo che si squarciava nella mia testa, una grande luce ha spazzato via le idee di tristezza e di morte e mi ha avvolto di pace. Mi sono sentito vivere. Avevo voglia di lodare il Signore!» E io, che cosa avevo fatto quel venerdì pomeriggio? Superando la mia ripugnanza verso l’acqua gelida, ero andata alle piscine portando con me nel pensiero Jo e i bambini. Il patto con Maria mi tornò in mente.

Ma sarebbe durato quel miglioramento? Restammo discreti mentre in Jo si risvegliava una fede viva. Un po’ più tardi, padre Christian, monaco di Bellefontaine, confermò la mia esperienza: «Godete di una guarigione-conversione per aiutare gli altri.» In seguito ci inviò molte persone a disagio con se stesse. Che cosa dare loro se non il nostro ascolto?

Alla fine, il giorno dell’Ascensione 2006, Jo fu ordinato diacono permanente.

Danièle, 79 anni, infermiera in pensione

Testimonianza pubblicata in: www.lepelerin.com

 

 

Abbonarsi è facile e basta un clic per annullare l'iscrizione.
Perché aspettare? Iscriviti subito, il servizio è gratuito!