Celebrare Maria è, in primo luogo, fare memoria della madre, fare memoria che non siamo né mai saremo un popolo orfano. Abbiamo una Madre! E dove è la madre c’è sempre presenza e sapore di casa. Dove è la madre, i fratelli potranno litigare ma sempre trionferà il senso dell’unità. Dove è la madre non mancherà la lotta in favore della fraternità. Sempre mi ha impressionato vedere, in diversi popoli dell’America Latina, quelle madri lottatrici che, spesso da sole, riescono a mandare avanti i figli.
Così è Maria. Così è Maria con noi: siamo i suoi figli: Donna lottatrice di fronte alla società della sfiducia e della cecità, di fronte alla società della indolenza e della dispersione; Donna che lotta per rafforzare la gioia del Vangelo. Lotta per dare “carne” al Vangelo.
Guardare la Guadalupana (1) è ricordare che la visita del Signore passa sempre attraverso coloro che riescono “a fare carne” la sua Parola, che cercano di incarnare la vita di Dio nelle proprie viscere, diventando segni vivi della sua misericordia.
Celebrare la memoria di Maria è affermare contro ogni pronostico che “nel cuore e nella vita dei nostri popoli batte un forte senso di speranza, nonostante le condizioni di vita che sembrano offuscare ogni speranza”
E non abbiamo paura di uscire a guardare gli altri con il suo stesso sguardo. Uno sguardo che ci fa fratelli. Lo facciamo perché, come Juan Diego, sappiamo che qui c’è nostra madre, sappiamo che siamo sotto la sua ombra e la sua protezione, che è la fonte della nostra gioia, che siamo tra le sue braccia.