Maggiore di quattro figli, è nato il 25 aprile 2001 a Friedberg in Germania ma ha vissuto tutta la sua vita a Mering, in Baviera. I suoi genitori provengono da famiglie molto cattoliche ed è a loro che deve la sua fede.
Quando Elias iniziò il liceo, la sua vita prese una brutta piega: «I miei voti sono peggiorati e alla fine a casa non studiavo più e trascorrevo tutto il tempo davanti al computer. Ciò mi ha impedito di avere delle buone relazioni con gli altri fino a che, a 16 anni, mi sono sentito solo e mi sono rifugiato ancora di più nel mondo virtuale,» confessa con sincerità.
Lo hanno salvato gli scout da questo pericoloso declino. Un viaggio di due settimane a Roma è stata l’ancora di salvezza di cui aveva bisogno in quel momento Elias. Lui e i suoi amici scout si sono consacrati alla Madonna nella chiesa di Santa Maria Maggiore, la madre di tutte le chiese dedicate a Maria.
«Durante questa consacrazione, abbiamo tutti promesso di pregare almeno un mistero del rosario al giorno. Volevo davvero mantenere fede a questa promessa ma purtroppo, appena una settimana dopo la fine del campo, avevo smesso. Voglio sostenere soprattutto i giovani a provare ugualmente perché la mia storia non finisce lì.»
La Vergine ha preso molto sul serio la consacrazione di Elias e ha iniziato a trasformare la sua esistenza. Nei mesi seguenti è nato un grande gruppo di amici e, a quel tempo, per lui era fondamentale avere degli amici cattolici. «Sono sicuro che senza di loro, oggi non sarei in seminario,» afferma con certezza.
Questo cambiamento è impressionante perché la Vergine e il rosario gli hanno permesso di abbandonare i videogiochi per il parkour, uno sport che consiste a superare degli ostacoli il più velocemente possibile, generalmente in città. ma anche di interessarsi alla fotografia e di riprendere la lettura.
Nel 2019 concluse la scuola superiore senza sapere ancora bene cosa fare della propria vita. Decise di prendersi un anno sabbatico per esplorare il mondo (…) Durante quell’anno lavorò anche come lattoniere in Uruguay, in una missione della comunità di cui faceva parte: L’Opera di Gesù Sommo Sacerdote. Furono le settimane più belle della sua vita: si era sentito subito a casa.
«Con alcuni giovani sono nate delle belle amicizie. Ero impressionato dal loro esempio di vita cristiana autentica, la gioia che diffondevano, la loro semplicità, la fedeltà alla messa quotidiana. Ho trascorso molto tempo a pregare e, dopo le prime settimane, Dio mi ha mostrato la mia vocazione di prete. Tutti i motivi che si opponevano al sacerdozio sono scomparsi ed era rimasto il desidero di vivere solo per Dio e per permettere a tutti di andare in Cielo.»
Di ritorno a casa, qualche mese più tardi, durante un ritiro, decise di fare un anno di discernimento nella comunità dell’Opera di Gesù Sommo Sacerdote in quanto con la sua famiglia andava sempre agli incontri familiari organizzati da questa comunità. «Li ho conosciuti meglio in Uruguay e mi era piaciuto molto il loro modo di essere missionari, lo spirito di famiglia e la spiritualità dell’amore intimo per Maria e l’Eucaristia.»
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