Dopo il Concilio Vaticano II si può parlare di una vera crisi della pietà mariana, spesso considerata come espressione di una religiosità popolare assai sospetta. Non ci sono parole abbastanza severe contro la mariolatria. Da questo a considerare il Concilio stesso colpevole di una tale fobia resta solo un passo. Ma lo studio del capitolo finale nella costituzione conciliare Lumen Gentium è sufficiente a smentire tale opinione! Questo capitolo effettivamente è consacrato alla "Beata Vergine Maria Madre di Dio nel mistero di Cristo e della Chiesa". Non ci sono equivoci sulla posizione eminente che il Vaticano II riserva alla pietà mariana, iscritta nell'economia generale della salvezza. È vero che alcuni avrebbero preferito che fosse consacrato alla madre di Dio un testo autonomo, ma la scelta dei padri conciliari si imponeva per motivi teologici seri.
C'era probabilmente pericolo di scivolare verso una religione mariana di per sé, anche se si è esagerato. Paolo Sesto personalmente ci tenne a mettere in evidenza la pertinenza del culto cattolico facendo acclamare dalla assemblea unanime Maria come "Madre della Chiesa". Ciò non toglie che i colpi portati alla religiosità popolare non rimasero senza conseguenze e bisogna riconoscere al sacerdote Renée Laurentin il merito di avere difeso ed illustrato la pietà mariana dal punto di vista teologico contro tutti gli attacchi che le erano stati portati.
La statura intellettuale di Laurentin era impressionante. Teologo e storico, era anche esegeta. Gli si deve anche uno studio sui Vangeli dell'infanzia. Avrebbe potuto sviluppare un'opera dogmatica sull'esempio dei suoi contemporanei che furono anche esperti al concilio. Se si volle concentrare sulla mariologia fu in virtù delle sue convinzioni spirituali profonde, ma anche del suo desiderio di confortare la pietà popolare. Vale a dire la fede dei più umili che vedono in Maria la loro avvocata e protettrice davanti a Dio.
Un défenseur de Marie
di Gérard Leclerc
giovedì 13 luglio 2023