Santa Elisabetta, religiosa benedettina nel monastero di Schoenau (Germania) ebbe dalla Vergine la rivelazione seguente, riferita da s. Bonaventura:
« Lasciata dai miei genitori al Tempio, formulai in cuor mio la risoluzione de prendere Dio per padre, e mi domandavo spesso che cosa potessi fare per essergli gradita; tra l’altro, feci voto di verginità, di non possedere niente sulla terra,ed affidai la mia intera volontà alle mani di Dio. »
E aggiunse: Tra tutti i precetti divini quello che avevo incessantemente presente era quello dell'amore: amerai il Signore tuo Dio. Andavo in piena notte davanti all'altare del tempio a chiedere la grazia di compiere i precetti della legge. Poi, sospirando la nascita della madre del Redentore, supplicavo Dio di conservarmi gli occhi per poterla vedere, la lingua per lodarla, le mani ed i piedi per servirla, le ginocchia per adorare nel suo grembo il figlio unigenito di Dio".
E quando Elisabetta le disse: " Ma, mia sovrana, non eravate colma di grazia e di virtù?", la Santa Vergine le rispose: " Sappi che mi ritenevo la creatura più vile e più indegna della Grazia Divina, così che non cessavo di chiedere virtù e grazie".
Tratto da Sant'Alfonso dei Liguori dottore della Chiesa,
Le glorie di Maria.