I missionari oblati, giunti a Ceylon nel 1847, dovettero affrontare il colera dopo soli tre anni dal loro arrivo a Jaffna. Durante i cinque anni che nei quali imperversò, questo male terribile devastò quasi tutte le loro missioni. La popolazione era come sbalordita, le scuole deserte, i lavori interrotti.
I missionari facevano del loro meglio per curare i malati, seppellire i morti, incoraggiare i sopravvissuti. Andavano per le strade agitando una campanella per avvertire i moribondi che passava la grazia di Dio. Quando il colera raggiunse la grande città di Jaffna, nel novembre del 1853, fu la casta dei pescatori la prima ad essere devastata. Dei sei mila cattolici della città, mille furono contagiati. La maggior parte degli Oblati ne fu colpito ma uno solo cadde in mezzo ai suoi malati, padre Victor Lacombe.
Padre Jean Le Bescou, dal canto suo, dimostrò una devozione esemplare. Un giorno si avvicinò ad una donna non cristiana sul punto di morte, abbandonata da tutti. Volle parlarle del vero Dio e della felicità eterna che avrebbe goduto dopo la sua morte ma lei lo respinse con veemenza. Allontanandosi, il padre affidò quell’anima alla santa Vergine: «Voi che siete il rifugio dei peccatori, salvatela, mia buona Madre», disse in cuor suo. Non appena finì questa preghiera, la donna lo richiamò. Si era trasformata. La istruì succintamente, la battezzò e, sotto i suoi occhi, la sua anima salì in cielo.
I cristiani, incoraggiati dagli Oblati, continuavano a far salire verso la Madonna le loro suppliche ardenti. Toccata dalle numerose preghiere dei suoi figli, la santa Vergine stese infine il suo braccio potente e, subito, il colera finì. Le circostanze di questo favore straordinario sono rimaste scolpite nella memoria dei missionari che hanno vissuto questi accadimenti.