Una dimensione raramente evidenziata della vita della Vergine Maria è la sua umiltà ancora prima dell’Annunciazione, pur essendo l’Immacolata Concezione. Si sottolinea l’umiltà della sua risposta all’angelo che le annuncia che diventerà la madre del Salvatore. E a ragione. Ma non si ricorda ciò che precede, la sua vita dalla nascita all’annuncio. Nella prospettiva dell’Immacolata Concezione, tutta la sua esistenza è stata vissuta senza peccato, prima e dopo. Se, però, le era chiaro dopo quell’annuncio straordinario e per l’esperienza di vita con suo Figlio Gesù, non lo era prima, dato che il racconto stesso dell’Annunciazione conferma la sua sorpresa.
Abbiamo, quindi, una bambina e una giovane adulta che non commette peccato ma che apparentemente non sa il motivo di questa situazione eccezionale. Ora, a meno di supporre che Maria fosse incosciente o sconsiderata, non poteva non aver constatato, almeno per effetto della sorpresa, che su questo punto si distingueva profondamente da tutte le persone che conosceva e incontrava, anche sante, come i suoi genitori Anna e Gioacchino i quali avranno fatto la stessa osservazione.
È qui che si evidenzia la dimensione più importante dell’assenza di peccato, soprattutto di orgoglio e di vanità, perché dal constatare di essere esemplari si potrebbe dedurre di essere qualcuno di eccezionale.
D’altronde, ognuno di noi è dotato di una molla di richiamo contro ogni forma di fierezza, che è proprio il nostro peccato: ognuno di noi commette degli atti mediocri o sgradevoli evidenti e incoerenti con l’immagine positiva che amiamo o ameremmo dare di noi stessi.
Ma riconoscerci peccatori ci riconduce all’umiltà e a capire che abbiamo bisogno della grazia di Dio.
Appare, allora, ciò che è forse il merito più grande di Maria: non si è mai attribuita il merito per non aver mai peccato ma in ciò ha riconosciuto l’esclusivo dono di Dio.
Pierre de Lauzun
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7 dicembre 2022