All'età di 5 anni, a causa di difficili circostanze familiari, fui affidata alle amorevoli cure di Suor Madeleine, un'amica di famiglia: ero in collegio presso le Suore dell'Assunzione. Sul treno da Parigi a Chatou (vicino a Parigi, ), a metà settimana, suor Madeleine mi portò a casa perché avevo mal di testa, soprattutto alla nuca, e zoppicavo.
Mia madre si precipitò alla porta per accoglierci e potei vedere lo sguardo angosciato che rivolse a suor Madeleine. Mia madre mi ha raccontato quello che è successo dopo, più e più volte, mentre tutto si perdeva in un buco nero per me. Il medico, chiamato d'urgenza, mi visitò ed eseguì un prelievo lombare per affinare la diagnosi. Dovevamo portare di corsa il campione all'Istituto Pasteur per le analisi. Non avevamo un'auto, così mio fratello Pierre, di 15 anni, salì sul treno e poi sulla metropolitana, portando in tasca la preziosa fiala.
Arrivò la diagnosi: avevo la poliomielite. La paralisi della gamba poteva estendersi ai muscoli respiratori... una minaccia mortale. Mamma, disperata, cercò di farmi bere diverse bevande, che rifiutai una dopo l'altra. Non avevamo il telefono, ma la notizia si diffuse, insieme a un appello alla preghiera, a cui risposero i religiosi e le religiose delle scuole frequentate dai miei fratelli e dalle mie sorelle, oltre agli amici. Una di loro, la signora R., venne da noi: "Ho dell'acqua da Lourdes, l'ho portata per Marie-Cécile. "Non vuole bere nulla", rispose mia madre. "Prova comunque l'acqua della Beata Vergine", insistette l'amica.
La mamma rimase sbalordita nel vedermi inghiottire il bicchiere in un sol sorso mentre me lo porgeva. Il giorno dopo, il medico constatò che la paralisi si era attenuata e mi dichiarò fuori pericolo, senza commentare eventuali effetti collaterali, che all'epoca erano comuni. Non ce ne saranno. Ho vissuto la convalescenza come un ritorno alla vita: per tutta la vita ho potuto camminare, ballare, nuotare e sciare.