Dopo il ritrovamento di una statua di Maria da parte di un'anziana signora, non cristiana, in una discarica in Mongolia, il cardinale Giorgio Marengo, missionario della Consolata e prefetto apostolico di Ulaanbaatar (capitale della Mongolia) è sempre più convinto che il ritrovamento della statua di Maria in mezzo ai rifiuti simboleggia l'atteggiamento della Vergine, «sempre pronta a incontrarci anche nei luoghi di disperazione, di scarto, di dolore, di abbandono. Della statua — rivela — ne ho parlato anche con il Santo Padre quando diversi mesi fa sono stato da lui in visita con una piccola delegazione di monaci buddisti della Mongolia: gli ho mostrato un’immagine e lui ne è rimasto molto contento».
L’epilogo della storia si consuma l’8 dicembre scorso, solennità dell’Immacolata Concezione, quando Marengo decide di consacrare l’intera Mongolia a Maria. L’atto avviene nella cattedrale di Ulaanbaatar proprio davanti alla statua della discarica, per l’occasione intronizzata nella stessa cattedrale e coperta con un manto particolare costruito, spiega il porporato, «con tanti piccoli pezzi di stoffa inviati alla prefettura apostolica dalla maggioranza dei fedeli mongoli e dai missionari. Ogni piccolo pezzo di stoffa rappresenta un momento essenziale della loro vita».
La Vergine ora veglia su una nazione sconfinata dove i cattolici sono solo 1400 (tutti riuniti nella prefettura apostolica di Ulaanbaatar) e dove la Chiesa ha da poco festeggiato il trentennale della sua nascita.
«Dobbiamo ringraziare Dio — conclude Marengo — se in soli trent’anni la Chiesa si è potuta stabilire e radicare qui, dopo il lungo periodo del comunismo. Mi piace ricordare un’immagine che Papa Francesco usò per descrivere queste piccole comunità ecclesiali parlando, tempo fa, ai vescovi dell’Asia centrale: sono, disse, germogli nella steppa». Germogli sotto il manto amorevole e protettivo di Maria.
Tratto da :
L’Osservatore Romano, gennaio 2023