Il culto della Vergine Maria non è un accessorio!

L’Assunzione conferma non solo che Maria è salita «al cielo» ma anche che non sonnecchia in beata inattività. L’ascolto di suo Figlio «in agonia fino alla fine del mondo» (secondo l’intuizione di Blaise Pascal) rimane il modello che ci propone e che desidera e prega ci sia data la grazia di seguire. E la nostra speranza è il suo destino che non si limita a trovare la felicità presso Dio ma a condurre il nostro prossimo ad accoglierlo.

Il culto della Beata Vergine non è un accessorio folkloristico né una tradizione marginale. Non è uno dei tanti ma il mezzo che ci è dato per comprendere pienamente chi siamo e la nostra vocazione come esseri umani, bisognosi di un Padre e di una Madre nei cieli.

E se in esso si trova una parte di sentimentalismo, anzi di ingenuità puerile, ancora meglio! Rallegriamoci perché è la prova che non siamo degli ideologi rinsecchiti ed è ai bambini e ai semplici di spirito che il Regno è promesso (Matteo 19, 1-5), a coloro che sentono che in Maria si manifesta la Saggezza divina e dove gli stessi sapienti e altri miopi, che si credono delle aquile, possono riconoscerla senza diventare idioti, anzi, tutto il contrario.

Prof. Jean Duchesne 

Membro dell’Osservatorio Foi et Culture [Fede e Cultura] della Conferenza dei vescovi di Francia, cofondatore dell’edizione francese della rivista  Communio lanciata da Hans Urs von Balthasar, Henri de Lubac e Joseph Ratzinger

http://fr.aleteia.org/2016/08/14/le-sens-oublie-de-lassomption/?