A cosa pensa un ventenne? Quali sono i suoi sogni, le sue speranze? Nel turbine della mia giovinezza studentesca dorata a Marsiglia sapevo che stesse per arrivare un momento di verità, una tappa scomoda in cui avrei dovuto riflettere al mio futuro. Per un ventenne, la vicinanza dell’età adulta è sempre un po' temibile. E questa domanda angosciante che sorge: qual è la mia vocazione in questo mondo?
Un'intuizione spontanea mi spinse quel pomeriggio a raggiungere la Buona Madre, lassù, nella Basilica di Nostra Signora della Guardia. Appesantito da queste ansie salii sulla collina che dominava Marsiglia. Maldestramente, ricordo di aver affidato la mia vocazione e la mia incapacità nel rispondervi alla Vergine, tanto mi sentivo arido, annebbiato e nervoso. Chiesi lucidità e speranza. Ai suoi piedi mendicai questa grazia di abbandono e di gioia. Chiesi la volontà, l'intelligenza e la grazia per adempiere quest’atto di fede, questo "fiat" che mi avrebbe dovuto offrire libertà e pace. Supplicai, rimanendo a lungo in preghiera, immerso in quello scrigno neobizantino che aveva accolto così tanti pellegrini, così tanti peccatori, tanti ragazzi venuti, come me, a cercare l'ascolto e il conforto di una madre. E poi ritornai a piedi al quartiere di Endoume. Diverso e leggero. Pervaso da questa convinzione, come scolpita in me, che la Buona Madre mi avesse risposto. Mi diede la forza del suo "fiat" che avevo abbracciato, con la mia misera pietà. Lo sapevo: la Vergine era al mio fianco e non mi avrebbe abbandonato. Avevo trovato la pace del cuore, quella che mi avrebbe portato ad prendere dei veri impegni liberatori.
Il mio compagnonaggio con Maria, dopo quasi 20 anni, è stato arricchito dalla scoperta di un potente testo di padre Doncoeur sulla Vergine Maria nella nostra vita di uomini*. Più lavoravo sull'identità maschile, imparando le virtù della paternità, più ne comprendevo il ruolo insuperabile con gli uomini, goffi pellegrini in cerca di conforto. Sì, Maria è il rifugio del peccatore che sono, la consolatrice dell'afflitto davanti alla quale getto la mia maschera e abbandono il mio ruolo mondano. In me, accoglie l'anima ferita di un bambino amato che corre a rifugiarsi tra le braccia di sua madre. Ci mostra suo Figlio, nel presepe, a Cana, ai piedi della Croce. Ce lo fa amare.
La cattedrale di Notre-Dame di Parigi occupa un posto speciale nella mia vita poiché ho avuto il privilegio di organizzare in tale sede un grande spettacolo di suoni e luci per due anni di seguito, per celebrare la Signora del Cuore, quella alla quale è consacrata la Francia. Il tragico incendio all'inizio della Settimana Santa continua spiritualmente ad interrogarmi. Nei giorni che vi hanno seguito, mi rivedo ancora tra le ceneri, a contemplare la Vergine al pilastro, immacolata e preservata, retta e consolante, a vegliare sui suoi figli, un'enorme trave carbonizzata stesa ai suoi piedi. Nelle sciagure dei tempi, la Vergine è sempre lì, che tiene il suo bambino tra le mani.
Fra gli impegni dei Cavalieri di Colombo, c’è quello di tenere sempre con noi, in tasca, un rosario. Lo recitiamo il più possibile. Ho così riscoperto la preghiera secolare dei poveri che sento mia. Mantenendo questo rosario, unitamente a milioni di uomini, in un certo senso stiamo dando tutti la mano alla Beata Vergine, come ha detto Charles Péguy. Nel turbine delle tentazioni, rimaniamo nella sua dolce e solida presenza.
*La Vergine Maria nella nostra vita di uomini. Questo testo è apparso nel resoconto della giornata dei direttori delle congregazioni mariane nel 1935. Ringrazio Monsignor Ravel per avermelo fatto scoprire.
Arnaud Bouthéon, cofondatore del Congresso Missionario e presidente dell'associazione Lux Fiat nata per celebrare la Cattedrale di Notre-Dame a Parigi e diffondere il suo messaggio in Francia e all'estero