Lo Stabat Mater data del 1736. Pergolesi ha 26 anni e l’anno precedente è stato nominato organista soprannumerario della Cappella reale di Napoli, in Italia. Il successo sembra sorridergli, nonostante la malattia polmonare che lo affligge dall’infanzia. La confraternita napoletana dei Cavalieri di San Luigi di Palazzo gli commissiona allora uno Stabat Mater. Il compositore inizia a scriverlo a Napoli, prima di partire a concluderlo in un monastero di cappuccini a 20 km da Pozzuoli. Avrà giusto il tempo di annotare l’ultima stanghetta prima che la morte sopraggiunga e interrompa brutalmente la sua brillante carriera.
«La Madre dolorosa stava in piedi » è la traduzione delle parole « Stabat Mater dolorosa » con cui inizia il testo. Questa madre è Maria che assiste con molto coraggio alla morte di suo figlio Gesù inchiodato alla Croce. Il testo dello Stabat Mater, in latino, data del XIII secolo ed è generalmente attribuito al francescano Fra Jacopone da Todi. In 10 strofe di 6 versi ciascuna, evoca successivamente la compassione della Vergine per suo Figlio, quella del credente, la forza della preghiera e infine la speranza. Questo testo, per mezzo di Maria, tocca tutti quelli che sono confrontati alle sofferenze di un bambino o alla sua morte. Non sorprende che lo Stabat Mater abbia riscontrato un tale successo attraverso i secoli.
La devozione alle sofferenze della Vergine è già presente in Italia dal XIII secolo, in particolare grazie all’ordine dei Seviti che si stabiliscono a Firenze nel 1223. Una lista ufficiale dei 7 dolori appare tra il XIV e il XV secolo e lo Stabat Mater viene cantato in una messa specifica. Nel XVI, probabilmente in seguito al Concilio di Trento, viene usato come inno il Venerdì Santo. Papa Benedetto XIII decide nel 1727 di reintegrarlo alla messa di «Nostra Signora dei 7 Dolori ». Questa celebrazione ha luogo attualmente il 15 settembre.