Posto a capo della famiglia del Signore, san Giuseppe di Nazareth adempì copiosamente la missione ricevuta dalla grazia nell’economia della salvezza, facendo da padre a Gesù. Aderendo pienamente agli inizi dei misteri dell’umana salvezza, è divenuto modello esemplare di quella generosa umiltà che il cristianesimo solleva a grandi destini e testimone di quelle virtù comuni, umane e semplici, necessarie perché gli uomini siano onesti e autentici seguaci di Cristo.
Per mezzo di esse quel Giusto, che si è preso amorevole cura della Madre di Dio e si è dedicato con gioioso impegno all’educazione di Gesù Cristo, è divenuto il custode dei più preziosi tesori di Dio Padre ed è stato incessantemente venerato nei secoli dal popolo di Dio quale sostegno di quel corpo mistico che è la Chiesa.
Durante il Concilio Ecumenico Vaticano II, il Beato Giovanni XXIII decretò che ne fosse aggiunto il nome nell’antichissimo Canone Romano. In seguito, la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, in virtù delle facoltà concesse dal Sommo Pontefice Francesco, di buon grado decreta che il nome di San Giuseppe, Sposo della Beata Vergine Maria, sia d’ora in avanti aggiunto nelle Preghiere eucaristiche II, III e IV della terza edizione tipica del Messale Romano, apposto dopo il nome della Beata Vergine Maria
Antonio Card. Cañizares Llovera
Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti
Tratto dal Decreto per la menzione del nome di San Giuseppe nelle Preghiere eucaristiche II, III, IV del Messale Romano (1° maggio 2013)