10 ottobre – Consacrazione del Lussemburgo a Maria, consolatrice degli afflitti (1666)

«Avevo sempre la catena di Maria tra le mani»

Nel 1948, a “Ponte di legno”, sobborgo di Tokyo (Giappone), nelle vecchie baracche militari vivevano un migliaio di anziani e di senza patria.

Una notte, verso le due, il telefono squillò: un’anziana, sul punto di morire, chiese di vedere un sacerdote. Quando era ragazza aveva frequentato una scuola cattolica, dove una religiosa si era occupata della sua istruzione per tre anni e successivamente, all’età di 17 anni, lei stessa era diventata cristiana. «Ho ricevuto l’Acqua santa e il Pane di Dio», mi disse la donna. Ma in seguito si era sposata secondo la scelta della sua famiglia e suo marito era un bonzo buddista, proprietario di un tempio, lontano, nelle montagne. Così aveva dovuto trasferirsi laggiù, nel tempio di cui doveva occuparsi.

Suo marito le avrebbe permesso di buon grado di andare in chiesa, ma da quelle parti non ce n’erano. Mise al mondo otto figli. Dopo 70 anni, suo marito morì, così come tutti i loro figli, di cui cinque a causa della guerra. Poi arrivò un nuovo bonzo buddista e fu costretta a lasciare il tempio.

Le chiesi se avesse pensato a Dio in tutti questi lunghi anni. Mi guardò stupita e con fatica tirò fuori dalle coperte la mano destra: stringeva un rosario. Mostrandomelo, mi rispose: «Durante questi anni, ogni giorno e più volte al giorno, senza mai saltarne neanche uno, ho pregato, pregavo svolgendo le mie attività quotidiane; ho sempre avuto la catena di Maria tra le mani o in tasca e ogni giorno le ho chiesto di permettermi di trovare, prima di morire, un sacerdote cattolico che potesse darmi ancora una volta il Pane di Dio.»

P. Géréon Goldmann, tratto da Le chiffonnier de Tokyo [Lo straccivendolo di Tokyo]

Riportato nella Recueil Marial [Raccolta Mariana]1986 di Padre Albert Pfleger, marista

Abbonarsi è facile e basta un clic per annullare l'iscrizione.
Perché aspettare? Iscriviti subito, il servizio è gratuito!