Tomás Morales Pérez era un gesuita, la cui causa di canonizzazione è stata lanciata l’8 novembre 2017, giorno in cui papa Francesco ha approvato il decreto che riconosceva le sue virtù eroiche.
Padre Morales è nato in Venezuela nel 1908 ed è morto in Spagna nel 1994. Si è fatto promotore del ruolo dei laici nella Chiesa e ha fondato un istituto secolare, Cruzados e Cruzadas de Santa Maria (Crociati della Santa Vergine). Aveva una devozione particolare per la Vergine; spiegava che «Il Rosario non è una devozione alla Vergine, ma al Cristo, che riorienta perfettamente la vita dei battezzati».
Ma non sminuisce affatto il ruolo della Santa Vergine: se il Rosario è la Chiesa radunata con Maria, esso rappresenta anche la Chiesa che vede la vita di Gesù con gli occhi di Maria, «il modo più interessante ed efficace, attraverso il vissuto della Vergine».
«Ogni volta che recitava una decina per un peccatore», racconta padre Morales riguardo papa Pio VII, «otteneva una conversione». Cita il consiglio di Filippo II a suo figlio, incoronato re di Spagna: «Se vuoi la prosperità nella tua vita, non mettere da parte la recita del Rosario». Ricorda inoltre come san Domenico convertì gli Albigesi con l’aiuto del Rosario e come i cristiani l’abbiano portato alla battaglia di Lepanto contro l’Islam. «Il Rosario non ci lascia sordi all’appello di Cristo, ma pronti e diligenti nel compiere la sua volontà», dice padre Morales. «Chi ha orecchie per intendere, intenda.» (Matteo, 11:15).
John M. Grondelski
Falls Church, in Virginia (Stati Uniti d’America). Tradotto dal francese.