In Svizzera, Monsignor Alain de Raemy è responsabile del cappellanato militare. Vescovo ausiliare di Losanna, Ginevra e Friburgo (LGF), è stato anche cappellano della Guardia Svizzera a Roma. In un’intervista rilasciata per l’edizione tedesca del portale Vatican News, Mons. de Raemy ha raccontato del pellegrinaggio militare internazionale di Lourdes che si è svolto dal 18 al 20 maggio:
Quali sono le differenze tra la Guardia svizzera e l’armata svizzera?
I soldati della Guardia svizzera vivono un’esperienza privilegiata e fanno parte dell’entourage del Successore di Pietro. Ciascun soldato deve davvero porsi delle domande sulla propria fede. E in servizio i turni sono spesso lunghi, in silenzio, senza telefono né altre distrazioni. In queste condizioni si trova veramente a fare l’esperienza della scoperta di se stesso, nel silenzio, davanti a Dio.
I soldati dell’armata svizzera, invece, hanno meno possibilità di vivere un’esperienza simile e così profonda. Questi, infatti, tornano a casa per il fine settimana e la pastorale non è tanto presente nella loro quotidianità come per i soldati della Guardia Svizzera. Ma sempre più soldati svizzeri, e di quelli in servizio, vanno a Lourdes. Tra quelli che si iscrivono per il pellegrinaggio ci sono anche protestanti e da due anni persino dei musulmani. Nel 2017 un soldato cattolico ha ricevuto a Lourdes il sacramento della cresima: ci teneva a riceverlo durante il suo pellegrinaggio.
In che modo, secondo Lei, un pellegrinaggio militare si adatta al contesto di Lourdes e come riescono a integrarvisi i soldati?
Lourdes significa un ritorno alla fonte. È ciò che la Vergine Maria ha detto a Bernadette. I soldati devono fare questo pellegrinaggio uniti, camminare come un sol popolo. Ciò assume un significato profondo per quelli tra di loro che hanno vissuto situazioni di guerra.
Raphaël Zbinden per Vatican News. Tradotto dal francese.