Nell’opera di Maria Valtorta L'Evangelo come mi è stato rivelato, la Vergine Maria, ritornando dopo molti anni alla grotta di Betlemme con Gesù e i suoi Apostoli, evoca così l’arrivo della Santa Famiglia nell’ora della notte che ha preceduto la nascita di suo Figlio:
«Giuseppe fece lume al mio entrare. Allora, solo allora, smontando dall’asinello, sentii quanto ero stanca e gelata…Un bue ci salutò, andai ad esso per sentire un poco di calore, per appoggiarmi al fieno.
Giuseppe qui, dove sono io, stese il fieno a farmi letto e lo asciugò per me come per Te, Figlio, alla fiammata accesa in quell’angolo…perché era buono come un padre nel suo amore di sposo-angelo. E tenendoci per mano, come due fratelli spersi nel buio della notte, mangiammo il nostro pane e cacio, e poi egli andò là, ad alimentare il fuoco, levandosi il mantello per fare ostacolo all’apertura.
In realtà calò il velo davanti alla gloria di Dio che scendeva dai Cieli, Tu, mio Gesù…ed io stessi sul fieno, al tepore dei due animali, ravvolta nel mio mantello e con la coperta di lana.
In quell’ora trepida in cui ero sola davanti al mistero della prima maternità, sempre colma di ignoto per una donna, e per me, nella mia unica maternità, colma anche del mistero di che sarebbe stato vedere il Figlio di Dio emergere da carne mortale, egli, Giuseppe, mi fu come una madre, un angelo fu…il mio conforto…allora, sempre…»
Tratto da L’Evangelo come mi è stato rivelato, vol. III, capitolo 207, paragrafo 5, Maria Valtorta